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Vivere Belveglio

Sepoltura morti nel 1750

Fino alla fine dei secolo diciottesimo (1800  circa) anche a Belvedere non esisteva il cimitero; i morti venivano sepolti nella chiesa e attorno ad essa.

Un verbale in occasione di una visita pastorale dell'anno 1749 a riguardo dei cimitero afferma: « Non esiste, ma i cadaveri in parte vengono sepolti nei sepolcri che esistono in chiesa e in parte o davanti o attorno alla chiesa parrocchiale».

Il medesimo verbale ed un altro dei 1766 affermano che in chiesa esistono «tre sepolcri, secondo le prescrizioni e servono per l'uso comune».

In questi sepolcri in genere venivano sepolti i parroci (come risulta da un elenco scritto dei parroci succedutisi a Belvedere a partire dall'anno 1632) e qualche persona ragguardevole. 

Le persone comuni venivano sepolte attorno o davanti alla chiesa, a volte forse anche senza bara, perché nel medesimo verbale il Vescovo ordina che siano sepolte « in mezzo al sito davanti alla chiesa parrocchiale con bara di legno».

Ancora nel verbale dei 1766 si afferma che il cimitero « è attiguo alla chiesa parrocchiale, ben custodito e secondo le prescrizioni». Da una parte era circondato da una ripa. (Da ricordare che la chiesa attorno alla quale si seppellivano i morti era la parrocchiale preesistente all'attuale, anche se sorgeva già nel medesimo luogo).

Intanto all'inizio dell'Ottocento la legge civile proibiva di seppellire i morti nelle chiese ed attorno ad esse e rendeva obbligatori i cimiteri fuori dell'abitato per evitare il contagio di malattie.

Così anche a Belvedere veniva costruito il cimitero, quello che c'è ancora attualmente. 
Lungo i tempi fu ampliato diverse volte. Infatti un verbale di visita pastorale dei 1883 afferma che «la parte antica del cimitero fu benedetta dall'arciprete Don Ponte, la parte recente dal mio antecessore Don Pia il 4 luglio 1861 ». Sappiamo che Don Stefano Ponte fu parroco di Belvedere dal 1776 al 1825 (fu lui a far costruire l'attuale chiesa parrocchiale). Non sappiamo la data precisa in cui egli ha benedetto la prima parte del cimitero, ma possiamo supporre nei primi anni dell'Ottocento. (Tuttavia egli, morto il 2 dicembre 1825, fu ancora sepolto nella chiesa parrocchiale; gli altri parroci dopo di lui, Don Gilardi, Don Pia, ecc. furono sepolti nel cimitero). 
Di questo cimitero un verbale dei 1837 afferma che «tutto è secondo le prescrizioni, si può chiudere bene, e la manutenzione spetta al Comune».

Dopo che fu costruito il cimitero fuori del centro abitato, lontano dalla chiesa, era ancora necessario portare i morti nella chiesa parrocchiale prima di seppellirli? Oppure bastava fare le esequie nella cappella dei cimitero?
Il Vescovo aveva ordinato di fare la cerimonia di sepoltura nella chiesa parrocchiale e poi andare al cimitero; ma a Belvedere avevano buoni motivi per andare direttamente al cimitero, senza passare nella chiesa parrocchiale!

Infatti in una lettera dei 13 marzo 1836 il sindaco Ivaldi ed il sacerdote economo don Bertelli presentano proprio questa richiesta al Vescovo; ecco la lettera:

« Eccellenza,
l'attuale consuetudine di questo paese in ordine alle sepolture è che i cadaveri non entrano nella chiesa parrocchiale. Venendo a decesso qualcuno, se è nel paese, si procede a fare la levata dei cadavere a casa, e poi si piglia la strada più breve, e si va immediatamente al cimitero, ove giunti, v'è la chiesa non dentro al cimitero, ma fuori, di maniera che solo la parte di dietro serve pel suo spazio di cinta al medesimo, s'entra in essa, ed in essa si fanno, e compiscono le esequie secondo il rito di Santa Madre Chiesa e non si entra nel cimitero. Trattandosi poi dei cassinieri (gli abitanti delle cascine nelle frazioni) che formano la metà e più del paese, si porta il cadavere sul piazzale della chiesa parrocchiale, che è l'ultimo fabbricato, da dove si fa la levata dei cadavere, e si tende subito verso il cimitero, ove s'arriva col canto posato del salmo Miserere, e colà giunti si fa come sopra: la strada è sempre bella, sia che il tempo sia piovoso, o nevicoso. Ora dovendosi stare ai veneratissimi ordinamenti di V. E. Rev.ma, cioè dovendosi fare, e compire nella chiesa parrocchiale le funzioni funebri, sicuramente i cassinieri non vogliono più portare i cadaveri sul detto piazzale, perché non vi è più luogo a farne la levata per entrare nella chiesa, e pretendono che si torna all'uso antico, che era di andare a farne la levata fuori dei paese lontano quasi una volta di più che dalla parrocchiale al cimitero, ed occorrendo per tempio piovoso o nevicoso, sarebbe incomodissimo pel Parroco, e per quei, che caritatevolmente si portano alla funzione, perché strada è fangosa e d'un fango attaccaticcio. 
Onde supplichiamo la clemenza di V.E. Rev.ma a volere degnarsi di permettere, che s'osserva in questo paese l'attuale uso, persuasissimi, che nella Lei visita Pastorale considerate la lontananza, e qualità delle strade niente sarà per innovare a questo proposito ».

Il Vescovo rispondeva in data 16 marzo 1836; dopo aver esaminato il caso concludeva:

« ... dichiariamo perciò proseguire nella consuetudine attuale ».

Quindi il Vescovo accettava la richiesta di portare i morti al cimitero, senza passare nella chiesa parrocchiale; tuttavia in seguito, forse quando le strade furono meno fangose e il fango meno 'attaccaticcio', anche a Belvedere si adattarono alle disposizioni dei Vescovo di fare la cerimonia di sepoltura nella chiesa parrocchiale.