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Il tesoro dei Farnese


Papa Paolo III 
(Il Cardinale Alessandro Farnese) nonno di Carlo Maria Matteo Farnese, in un dipinto del Tiziano)

Ogni castello ha la sua storia, spesso leggendaria, alle volte tragica, alle volte eroica, dove i fatti d'arme erano cosa quasi quotidiana. 

Agli antichi manieri vanno accoppiate le leggende di tesori nascosti, scatenando la fantasia e l'interesse dei ricercatori.

Da molto tempo circolava voce che un immenso tesoro fosse sepolto nei sotterranei del castello, soprattutto da quando nel periodo in cui era proprietario il conte montenegrino Hector Petrausch, durante lavori di restauro, si scoprì che sotto il castello vi erano rovine di costruzioni precedenti assai estese e con numerosi cunicoli e sotterranei, di cui uno doveva portare alle rive del torrente Tiglione, un'altro al castello di Mombercelli, ed altri ancora non si sa dove.

Per circa trent'anni il conte effettuò ricerche senza approdare a nulla.
Il proprietario successivo, Sig. Barberis, continuò le ricerche con l'aiuto di un ingegnere milanese che disponeva di un rilevatore elettronico di sua invenzione.

Furono fatte ricerche su documenti e libri antichi, rilevazioni sul sottosuolo con l'apparecchio elettronico, nonchè numerosi scavi in profondità , che provocheranno anche la caduta di un torrione.
Da queste vicende è emersa una vicenda epica e tragica che si chiude con l'occultamento di un tesoro ed un suicidio collettivo: protagonisti furono il duca Carlo Maria Matteo Farnese, nipote di Papa Paolo III e la moglie Zeusa Ellenica.

Questo Farnese era figlio illegittimo, come indica il suo stemma sbarrato, di Pier Luigi Farnese che a Piacenza venne trucidato dagli sgherri di Carlo V.

Dopo l'assassinio del padre, il duca Matteo con una scorta di fidi soldati raggiunge un castello ai confini delle sue terre, dove per tre anni cercò di resistere, perdendo più di 200 uomini, agli assalti di soldataglie spagnole che volevano impadronirsi del castello ma ancor più del tesoro che pensavano cospicuo, un vero patrimonio di monete e gemme.

Al duca Matteo Farnese premeva che del tesoro non si impadronisse l'avversario, provvedendo ad occultarlo.
Impossibilitati a resistere oltre, il 15 marzo del 1551 bevvero tutti veleno di pungitopo e precisa Matteo :' ...ideo uxor meo Zeusa mori mecum voluit ne virtus eius exhonorarent ... ' (così pure mia moglie volle morire con me affinchè non potessero disonorare la sua virtù).
Nei vicini sotterranei adibiti a forzieri e nella sala d'armi giacciono gli scheletri dei soldati che condivisero il destino del duca.

La sensibilità dell'apparecchio ha permesso di fare un inventario visivo di questo tesoro. Nei sotterranei si trovano decine di barilotti da soma pieni di monete d'oro e d'argento. Vi sono poi scrigni pieni di rubini e smeraldi, collane d'oro con smeraldi, rubini e brillanti.
Nel giardino del castello parte una galleria che penetra nella collina per una trentina di metri sino ad un antico pozzo.
Il tesoro dovrebbe essere in fondo al pozzo nel quale si trova una scala a chiocciola che poi venne demolita per impedire che si raggiungesse la cripta.

Nella sala d'arme il duca fece scrivere 'Italia nostra, io esorto gli italiani a non pugnare per lo straniero'.
Gli scavi di ricerca furono portati avanti per qualche tempo, anche con persone del posto, furono trovate parecchie monete d'oro, ma il rischio di cedimenti nelle gallerie consigliarono di interrompere l'attività.
Il tesoro per ora è ancora custodito nelle viscere della terra, rispettando la volontà del duca che non voleva cadesse in altre mani.

E la leggenda rimane...

Alcuni video che illustrano vicende legate al Castello:
  Breve video (da youtube) che narra di sedute spiritiche legate al tesoro dei Farnese...

  Questo secondo video (da youtube) esplora le gallerie scavate alla ricerca del tesoro dei Farnese...