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Vivere Belveglio

Discorsi del Sindaco e del Cardinale



Il sindaco di Belveglio, Michela Cretaz, e il Card. Giovanni Laiolo


Discorso del sindaco di Belveglio Michela Cretaz


Eminenza Reverendissima Signor Cardinale Giovanni Lajolo,


è con la stima più sincera che a nome mio personale, dell’Amministrazione comunale e di tutta la comunità locale, Le porto il saluto del paese di Belveglio, carico dell’affetto e della riconoscenza che sono alla base del Suo legame con il nostro territorio.


Nell’esprimere la mia gratitudine alle autorità qui presenti, saluto Voi tutti e Vi ringrazio per la gentile presenza a questa cerimonia.


Questo è un giorno importante per il ns. piccolo Comune. Le siamo veramente grati per aver accettato la cittadinanza onoraria di Belveglio e ci rende molto orgogliosi poterLa annoverare tra i nostri concittadini.


Nel corso degli ultimi decenni ha ricevuto dai Pontefici incarichi prestigiosi tra i quali la Sua attività di Nunzio Apostolico in Germania negli anni successivi alla caduta del muro di Berlino, la Sua nomina a Segretario per i Rapporti con gli Stati della segreteria di Stato Vaticana, la Sua nomina a Governatore dello Stato della Città del Vaticano e Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano.


Abbiamo seguito con ammirazione la Sua carriera ecclesiastica e la Sua creazione a Cardinale è stata per noi tutti motivo di grande gioia.


Quest’anno ricorrono altresì i Suoi 50 anni di Ordinazione Sacerdotale e siamo onorati di poterli festeggiare con Lei qui adesso e nel pomeriggio a Mombercelli in occasione della celebrazione della Madonna dell’Assunta, in un luogo caro a tutti gli abitanti di queste colline.


Il Consiglio comunale di Belveglio ha deliberato all’unanimità di conferirLe la cittadinanza onoraria, riconoscendoLe, oltre i meriti incontestabili che hanno caratterizzato il Suo operato in ambito ecclesiastico anche a livello internazionale, la capacità di mantenere un forte legame con questa terra e con i suoi abitanti che rappresentano le Sue origini.

L’istituto dell’onorificenza cittadina rappresenta per la nostra comunità un elemento di considerazione autentica e riveste un grande significato per ognuno di noi.


Negli anni Lei ha sempre dimostrato interesse per quanto avveniva in questa realtà e ogni visita è stata un ritorno piacevole e gradito.


Ricordiamo con affetto la Sua ultima visita a Belveglio nel corso della quale Lei è riuscito a rafforzare ulteriormente il senso di simpatia e stima verso La Sua Persona, già vivo in tutta la comunità.


La ringraziamo inoltre per l’ormai consueta celebrazione della Santa Messa presso la nostra piccola parrocchia, durante la Sua permanenza nel vicino paese di Vinchio.


Nel conferirLe la cittadinanza onoraria vogliamo esprimerLe la nostra più sentita gratitudine per non aver mai interrotto i rapporti solidi e cordiali che ha nei nostri confronti, nonostante i numerosi incarichi ricevuti dal Santo Padre, ed è quindi con grande onore che Le consegno questa targa che simboleggia il benvenuto di tutti  i Belvegliesi nella ns. comunità.




Discorso di Sua Eminenza il cardinale Giovanni Lajolo


Signora Sindaco, Signore e Signori Consiglieri comunali, cari Cittadini e Residenti di Belveglio,


Mi sento molto onorato e molto fiero, non lo posso nascondere, di ricevere oggi la cittadinanza onoraria di Belveglio.


Sì, molto onorato e molto fiero, perché questo titolo mi fa sentire inserito come membro della popolazione di Belveglio.


Una popolazione laboriosa, giustamente attaccata alle bellezze della propria terra e del proprio paese che s’adagia nella valle circondato da campi, vigne e boschi; ricco delle tradizioni ricevute dai vostri  vecchi, amorosamente custodite, tramandate di generazione in generazione.


Sono tradizioni ricche di umanità, nelle quali si possono trovar realizzate quelle parole che l’Apostolo Paolo rivolgeva ai fedeli di Filippi:”Quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù, e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri  pensieri” (Fil 4,8).


Sono insegnamenti che i vostri vecchi, per l’educazione ricevuta, vivevano spontaneamente sia nei giorni di faticoso lavoro quotidiano, come nelle giornate di festa, che rinsaldavano in loro il senso dell’essere, operare e vivere insieme.


E non sono forse questi gli insegnamenti che noi abbiamo da loro ricevuti per il nostro vivere comunitario, e che sono ugualmente validi nella sfera civile come in quella religiosa? Ce l’hanno trasmessi coloro che ci hanno dato, con la vita, anche i valori che la rendono più preziosa e degna di essere amata, vissuta, trasmessa ed anche, perché no, goduta.


Alla vostra comunità io mi sento originariamente legato, voi già lo sapete, …dalle cigliege! Dalle cigliege di zia Michela, che era sorella della mia nonna paterna, Maria Bosco, una bella ragazza di Belveglio (Belveglio è famosa per le sue belle ragazze!), della quale mio nonno Luigi, di Vinchio, si era invaghito, e che sposò, e dalla quale ebbe otto figli.


Nei giorni della mia fanciullezza che potei  trascorrere a Vinchio, durante la stagione delle cigliege, mia zia Luigina mi accompagnava, scendendo giù a piedi dal colle di Vinchio, attraverso boschi, vigne e campi, fino alla casa di zia Michela.


Là sorgevano due grandi e, credo non solo per me, meravigliosi alberi di cigliege bianche e rosse, gli splendidi duron, di fronte ai quali si spalancavano i miei occhi, e, naturalmente, non solo gli occhi.


Al di là delle cigliege, è dunque questo anzi tutto un ricordo di ospitalità contadina, semplice ed amabile, di partecipazione di doni della natura, di cui Dio è stato prodigo con Belveglio.


Ormai da diversi anni a quei vincoli originari se n’è aggiunto un altro di diversa natura, ma non meno significativo: è l’occasione di partecipare alla gioia della vostra fede in qualche Messa domenicale, nel corso delle mie annuali vacanze monferrine.


Don Aldo, il vostro caro Parroco, ha sempre avuto parole di grande elogio per la comunità parrocchiale di Belveglio: “una comunità bella, viva,  spontaneamente attiva”, mi diceva; ed io stesso ho potuto verificare la verità di tali lodi, quando ho avuto la gioia di essere tra voi, per delle celebrazioni  tanto vivaci, quanto raccolte, nella vostra bella chiesa.


L’edificio stesso della Chiesa, del resto, non è forse il volto manifesto della vita di fede, ma anche del gusto del bello di una comunità?


E così è divenuto per me spontaneo il desiderio d’essere in mezzo a voi, desiderio sempre spontaneamente, anzi  entusiasticamente condiviso dai miei famigliari.


E questo vuol dire che, tra di voi, ci sentiamo di casa!.


La cittadinanza onoraria di Belveglio, che mi è oggi conferita non può essere a senso unico.


Io penso che il fatto di avere un Cardinale di Santa Romana Chiesa come concittadino, possa far sentire ad ogni abitante di Belveglio un vincolo più stretto di unione con il Papa; e, se è così, possa farvi sentire più di casa a Roma, capitale d’Italia, centro della Cristianità.


In altre parole: con questo mio essere da oggi cittadino di Belveglio, voi sapete che a Roma c’è un posto particolare per voi: il mio cuore!.


Ci diciamo dunque reciprocamente: “Arrivederci a Belveglio!”, “ Arrivederci a Roma!”.


Grazie!.