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Vivere Belveglio

Nascita Parrocchia Natività di Maria


1924 Parrocchia Natività di Maria

Un documento in latino dei 1663 afferma: « Ha la cura di questo luogo (Belvedere) il Rev.do Don Gabriele Formento del Feudo di Govone e della diocesi di Asti di anni 56.

Abita nella casa canonica con i familiari, la qual casa appunto è situata sotto il castello di questo luogo e fu legata alla Parrocchiale dal Rev.do Don Pietro Antonio Montavia, parroco predecessore con l'onere della celebrazione di 12 messe annue».

Da un altro manoscritto risulta che Gabriele Formento entrò parroco a Belvedere il 2 marzo 1632; si deduce che il predecessore Don Pietro A. Montavia era stato parroco agli inizi dei Seicento.

Anzi in un'altra carta si fa cenno ad un libro esistente presso la Curia Vescovile riguardante il Beneficio Parrocchiale (di Belvedere), libro «formato circa l'anno 1574».

Quindi, come risulta dai documenti sopracitati, negli anni di fine Cinquecento ed inizio del Seicento esisteva già il beneficio, la casa canonica, e di conseguenza la chiesa parrocchiale.

La casa canonica menzionata non era questa attuale, perché questa è stata acquistata dall'arciprete Don Gabriele Francesco Venezia il 16 novembre 1733. (Evidentemente anche questa da allora ad oggi è stata più volte restaurata e ristrutturata).

Anche la chiesa parrocchiale non era questa attuale, ma un'altra esistente nel medesimo luogo.

Di quella chiesa preesistente sappiamo alcune notizie dai verbali delle visite pastorali; ad es. un verbale della visita pastorale del 29 giugno 1749 afferma: « giorno 29 dopo cena circa l'ora 21 dal luogo di Corticelle (Cortiglione) viene l'Ill.mo e Rev.mo V. Giuseppe Filippo Felizzano ed al luogo di Belvedere insieme al suo Comitato si ritira nella casa parrocchiale; poco dopo, precedendo la Croce, il Popolo, la Confraternita e il Clero, sotto il baldacchino, va processionalmente alla chiesa parrocchiale ». Da questo verbale e altri risulta che in quella antica chiesa parrocchiale c'era oltre l'altar maggiore, l'altare dei Ss. Rosario con un quadro della B.M. Vergine «di struttura elegante e tutto indorato». C'era poi ancora un altro altare dedicato alla B.M. Vergine dei 7 dolori fatto costruire «dall'ill.mo D. Marchioni di Ovilio, compatrono di questo luogo».

Il campanile non c'era ancora, perché il verbale dice: « Il campanile è vicino e di fianco all'Oratorio della Confraternita: ha due campane... ». (Si può ipotizzare trattarsi quindi del campanile della chiesa di S. Giorgio).

Quell'antica chiesa parrocchiale aveva sacrestia e coro troppo piccoli. Il parroco del tempo arciprete Don Carlo Gino nel 1769 domanda al Vescovo Mons. P. Maurizio Caisotti il permesso di ampliarli. Ecco il testo della lettera: «Ill.mo e Rev.mo Signore, esponesi per parte della Comunità di Belvedere unita al Rev.do Sig. D. Carlo Gino arciprete di quella parrocchiale, che ritrovandosi il Coro e Sagrestia della Chiesa Parrocchiale sotto il titolo della Natività di M. Santissima, nello stesso luogo, molto angusti, senza che si possa da quei Particolari (persone) intervenire nelle funzioni parrocchiali ed ecclesiastiche, essendo postata detta Sagrestia verso mezzanotte, con piccola finestra e con poca aria in modo che patiscono le suppellettili e robbe inservienti per la Chiesa medesima; essersi perciò questa Comunità determinata alla rinnovazione del detto Coro, con l'ampliazione di questo, come similmente alla riformazione della Sagrestia, con far quella costruire dall'altra parte in attiguità della medesima chiesa e verso mezzogiorno in un sito più proprio e più sano... ».

A questa richiesta il Vescovo P.M. Caisotti così rispondeva: « ... Vista la richiesta con la relazione fattaci dal Rev.mo Arciprete della Chiesa Parrocchiale del luogo Belvedere... permettiamo l'ampliamento del Coro e la costruzione di una nuova sacrestia della chiesa in luogo annesso alla stessa chiesa... ».

Così in quell'anno 1769 si iniziava a costruire l'attuale Coro e l'attuale sacrestia; però durante i lavori di demolizione del vecchio Coro, crollò pure l'altare maggiore... Una lettera dei 1770 al Vescovo afferma: « ... in seguito alla permissione ottenuta da Vs. Ill.ma e Rev.ma, avere fatto costruire un nuovo Coro nella chiesa parrocchiale di questo luogo, avendo però prima fatto demolire il Coro vecchio, e durante tale demolizione, si è reso l'altare maggiore in totale rovina, dimodoché la predetta Comunità resta costretta a fare costruire un altro nuovo... ».

Il Vescovo autorizza la costruzione del nuovo altare, e non potendo venire lui stesso a benedirlo, per la distanza del luogo, incarica l'arciprete della parrocchia. Così l'arc. Don Carlo Giuseppe Gino lo benedice il 9 settembre 1770 (era l'altare in muratura che è rimasto fino al 1957, anno in cui è stato costruito l'attuale in marmo).

Intanto si rendeva necessario ricostruire l'intera chiesa parrocchiale. Viene formato il Consiglio dei Fabriceri della chiesa parrocchiale; il primo verbale della riunione porta la data dei 12 maggio 1808 e così afferma: «Atto di notifica di nomina dei Signori Fabriceri della Chiesa Parrocchiale di Belvedere. - Su invito dei Sig. Arciprete Stefano Giuseppe Ponte Presidente, i membri della Fabrica si sono radunati nella Casa Parrocchiale. Il Sig. Presidente vi presenta l'elezione, fatta da Mons. Vescovo d'Asti con suo decreto del 7 del corrente mese, dei signori membri componenti la Fabrica di questa chiesa parrocchiale nella persona dei Sig.ri Arciprete Stefano Giuseppe Ponte Presidente, Pietro Ivaldi, Secondo Bianco, Andrea Bigatti, Giuseppe Cazzolino, ai quali compete l'incombenza immediata di amministrare i redditi appartenenti alla stessa Fabrica ed alla piena ed esatta osservanza del regolamento emanato dal prelodato Mons. Vescovo ed approvato da Sua Maestà l'imperatore e Re Napoleone sotto il 3 luglio 1806 all'effetto che li medesimi entrino nella loro amministrazione... ».

Subito dopo il Sig. Andrea Bigatti viene nominato tesoriere ed il Sig. Cazzolino segretario.

Poi si passa a risolvere una questione spinosa con il Comune.

Esisteva nella casa comunale un forno fatto costruire «col mezzo di una somministranza fatta dalla Chiesa parrocchiale della somma di lire 220 parte in denari e parte in materiali, il quale (forno) ora viene dal Comune affittato e ne esige i proventi ».

Il Presidente della Fabrica della Chiesa più volte aveva sollecitato il rimborso di detta somma senza ottenerla. Finalmente non potendo il Comune restituire quella somma « per difetti di fondi e redditi » si giunge al seguente compromesso:

l. « La Comune... sarà tenuta a rimettere annualmente a profitto della Chiesa Parrocchiale una terza parte dei proventi dell'affitto».

2. La Fabrica della Chiesa parrocchiale sarà tenuta di concorrere per una terza parte alla manutenzione di detto forno ».

3. « La Fabrica dovrà rinunciare alla terza parte dell'affitto appena il Comune avrà rimborsato le 220 lire».

Evidentemente questa questione si era fatta perché si doveva ricuperare e cercare tutto il denaro possibile per costruire la nuova chiesa parrocchiale che doveva risultare bella e grandiosa.

A questo scopo si fecero anche delle collette; esiste infatti una « Lista dei particolari i quali hanno somministrato una somma per fare dei travagli nella chiesa parrocchiale nell'anno 1824 in Agosto»: si raccolsero lire 177.

In quel periodo (agosto 1824) la nuova chiesa era ormai terminata e questa somma venne spesa in lavori di rifinitura come risulta da un'altra 'lista'.

Il parroco manda una lettera al Vescovo affinché venga a benedirla: « Eccellenza Rev.ma, l'arciprete della chiesa parrocchiale dei luogo di Belvedere e Vicario Foraneo Steffano Giuseppe Ponte espone umilmente, che essendosi costruita una nuova chiesa parrocchiale più bella e più comoda dell'antica, desidererebbe, che venisse benedetta onde potersene servire a beneficio della popolazione. Fa perciò umile ricorso all'E.V. Rev.ma supplicandola voglia degnarsi delegare chi meglio giudicherà nel Signore per tale benedizione».

Il Vescovo di allora Antonino Faà risponde in data 2 settembre 1824 e manda il Vicario generale canonico Pietro Giacomo Gardini a benedire la nuova chiesa.

Quindi l'attuale chiesa parrocchiale ha incominciato a funzionare nel 1824.

ippocastano.jpg

Si dice che l'ippocastano in piazza della chiesa sia stato piantato l'anno in cui è stata terminata la chiesa: avrebbe perciò 185 anni nell'anno 2009.